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In questa sezione verranno raccolte alcune delle pubblicazioni su quotidiani e riviste che hanno trattato di Difesa Donna. Saranno presenti, inoltre, segnalazioni dei corsi Difesa Donna, interventi e interviste agli Istruttori Difesa Donna o al Direttore Tecnico Nazionale Difesa Donna.
      






GENTE n. 52 del 27-12-2011


La copertina:





L’articolo:


DONNE, VI INSEGNO A DIFENDERVI. A MILANO UN CORSO PER APPRENDERE LE TECNCICHE ANTIAGGRESSIONE.


«Non c'è limite di età e in poche lezioni si impara a reagire», spiega il Maestro Roberto Bonomelli. «Bisogna colpire per fare male»
“C’è un corso che tutte le donne possono fare e che, soprattutto, tutte dovrebbero fare. Un corso che insegna come difendersi dalla violenza. Si chiama “Metodo difesa donna”, ha il patrocinio della Provincia di Milano ed è frutto dell’esperienza di Roberto Bonomelli, maestro d’arti marziali che l’ha appreso anni fa negli Stati Uniti e l’ha modificato adattandolo alla nostra realtà. «In America il metodo si sviluppa anche con l’uso delle armi, che da noi non sono permesse», spiega Bonomelli. Il corso si suddivide in 14 lezioni (una alla settimana) di un’ora ciascuna oppure in due weekend consecutivi. Questo sistema è diffuso in tutta Italia e gli istruttori vengono preparati personalmente dal maestro Bonomelli (chi è interessata può visitare il sito: www.difesadonna.it ). «Il metodo si sviluppa in tre livelli. Il primo è la prevenzione, cioè i consigli per la sicurezza personale in strada, in auto, in viaggio, in discoteca, in casa e anche sul lavoro. Poi la difesa verbale: spesso di fronte a una donna decisa l’aggressore se ne va. Infine, la difesa fisica: se l’aggressore colpisce, la vittima reagisce e colpisce più forte che può con le sue “prime armi”, ovvero mani, braccia e gambe in modo da potersi garantire una via sicura di fuga e mettere più spazio possibile tra lei e l’aggressore. Bisogna colpire per far male, senza timori. L’importante è tornare a casa sane e salve». Occorre imparare le arti marziali? «Solo alcune mosse. Le tecniche delle arti marziali, infatti, richiedono anni di applicazione e si praticano in palestra. Le allieve devono apprendere colpi semplici ed efficaci che possono usare ovunque. E, in ogni caso, non si scontrano tra loro, ma “affrontano” solo gli istruttori». Vengono ricreate situazioni che si potrebbero incontrare nella realtà. «Il “predatore” in circa otto secondi cerca di far cadere la vittima, per questo insegniamo anche tecniche di difesa a terra in modo che l’allieva sappia reagire nel modo giusto. Ovviamente simuliamo ogni tipo di aggressione», spiega ancora Roberto Bonomelli. L’importante è sapersi difendere da subito. «Fin dalle prime lezioni del livello base le allieve sono in grado di portare i colpi giusti. Nel livello avanzato, poi, imparano a difendersi anche da due aggressori armati di coltello». Bandite le armi. «L’unica arma ammessa è lo spray al pepe. Anche questo, però, bisogna saperlo usare, altrimenti è inutile. E poi ci sono altri oggetti che una donna ha normalmente con sé che si possono utilizzare per una prima difesa. Come le chiavi di casa o, magari una penna». Sapersi destreggiare in una situazione di pericolo interessa donne di ogni età: «Abbiamo avuto un’allieva di 75 anni: nessuna è troppo anziana per partecipare al corso. Però per le minorenni chiediamo un colloquio con i genitori, poi la presenza della mamma alle lezioni: se madre e figlia lo fanno insieme, risulta ancora più efficace». Il corso non si limita a insegnare metodi difensivi, ma prevede la presenza di una psicologa la condivisione di esperienze personali. «Alcune signore si sono iscritte dopo aver subito aggressioni e violenze, altre sono state o sono tuttora vittime stalking: con l’aiuto della psicologa e delle altre allieve prendono maggiore consapevolezza delle proprie capacità, aumentano l’autostima e spesso riescono a sconfiggere le loro paure. Il nostro è un lavoro molto delicato anche nei casi di violenza domestica. Noi, comunque, non entriamo nel merito. L’importante è far capire che ognuna ha il diritto di vivere sicura, perché la violenza sulle donne non ha scuse».
Cristina Berretta





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